Allevamento Dogo Argentino e Bulldog Inglese

 

Crocchette industriali: vantaggi e svantaggi

Le crocchette industriali sono veramente sane ? I mangimi secchi, meglio conosciuti come croccantini o crocchette industriali realizzate con un processo di cottura ad alte temperature (estrusione), sono tra gli alimenti maggiormente consumati da molti animali domestici per diverse motivazioni.

 

Perchè le crocchette fanno male ai nostri amici a quattro zampe.

1 Materie prime delle crocchette industriali

2 La cottura ad alte temperature altera le materie prime

3 Un eccesso di cereali porta allergie

4 Le crocchette sono eccessivamente caloriche

5 I croccantini non assicurano l'idratazione necessaria

6 Materie prime usate nei mangimi secchi

7 Le crocchette industriali contengono conservanti e additivi chimici

8 Una cattiva alimentazione danneggia fegato e pancreas

9 Un eccesso di cibo secco danneggia l'apparato urinario

10 Il cibo troppo lavorato predispone allo sviluppo di patologie allergiche

10.1 Allora quali sono i migliori alimenti per i nostri amici a quattro zampe?

Le crocchette industriali possono sembrare una soluzione molto comoda e pratica per chi è impegnato con il lavoro o non è in grado di preparare autonomamente un pasto casalingo completo per il proprio cane o gatto, tuttavia nascondono molti pericoli e sono, purtroppo, una delle principale causa di patologie nel cane e nel gatto.

 

Ormai la rete è sommersa da centinaia di marchi, tutti che enfatizzano qualità e proprietà miracolose, moltissimi cibi diversi dai prezzi più disparati e costosi ma se si andasse a leggere la composizione riportata sulle etichette qualcosa non torna.

 

Ovviamente questa scelta cela molti aspetti negativi, che non vanno sottovalutati: nella maggior parte dei casi le crocchette industriali non risultano l'opzione migliore per l'alimentazione dei nostri cani o gatti, in quanto sono ben lontani dall'essere un pasto equilibrato, sano e di qualità.

 

Il loro consumo continuato, inoltre, rischia addirittura di metterne a repentaglio il benessere psicofisico. Andiamo quindi ad analizzare nello specifico quali sono le ragioni che dovrebbero spingerci a non nutrire mai il nostro amico a quattro zampe con crocchette estruse.

 

Per capirci meglio, prima di affrontare questo importante argomento, non esiste una marca migliore di un'altra, non c'è la crocchetta migliore forse la meno peggio ma comunque quello che voglio spiegare e che vale per tutte i marchi (anche famosi e costosi) sono un cibo innaturale per il cane o per il gatto dovuto al processo di produzione ad alte temperature, alle le materie prime di scarsa qualità e alla grande quantità di additivi chimici o tecnologici e conservanti utilizzati.

 

Esiste anche un'alimentazione naturale molto più sana, biologicamente appropriata alla specie, senza additivi e conservanti, come il cibo che utilizziamo nel nostro allevamento, che rispetta la salute del cane e la sua natura.

 

Materie prime delle crocchette industriali

La preparazione dei mangimi secchi prevede l'impiego di materie prime che a livello industriale subiscono numerose lavorazioni e sono notevolmente processate; ciò fa sì che il prodotto finito sia ben diverso dagli ingredienti di partenza.

 

In questo modo si ottengono diversi tipi di farine utilizzate nelle crocchette industriali, come quelle a base di carni di polli (farine di pollo, di pollame e sottoprodotti), carni bovine o suine, a cui viene aggiunta a volte anche la parte ossea; si ricavano così le cosiddette "Meat and bone meal" (MBM), cioè le farine di carne e ossa.

 

Queste farine derivano dalla triturazione di carni e ossa di animali da allevamento con un'apposita macina, che riduce tutte le componenti in parti molto piccole.

 

Ciò che si ottiene da questa prima fase viene poi bollito ad alta temperatura per un tempo notevole, che va da qualche ora a qualche giorno, fino a ridurre il tutto ad una miscela liquida dall'aspetto poltiglioso.

 

La lunga ebollizione provoca la separazione della parte grassa, che forma uno strato superiormente; questa sarà asportata e messa da parte, in quanto è destinata a un diverso uso (usata come appetizzanti e insaporitori).

 

Tutto ciò che residua sarà poi sottoposto a essiccazione, dando origine a un prodotto dalla consistenza farinacea, molto poco umido e ricco di proteine povere di bassa qualità: sarà questo il principale componente dei mangimi secchi.

 

La composizione delle farine di origine animale non è sempre la stessa e questo esita in una diversa qualità: ci sono farine peggiori e farine migliori, distinte in base al grado di purezza.

 

Le "Meat and bone meal" sono considerate quelle di peggiore qualità, trattandosi di farine a base di carni e parti ossee, in cui troviamo gli ingredienti di minor pregio e di scarto.

 

Nelle crocchette industriali, infatti, è possibile rinvenire:

 

prodotti di scarto delle attività di ristorazione o di vendita al supermercato, come vaschette di carne scadute, non consumate o avariate;

capi di bestiame destinati all'allevamento e deceduti per diverse ragioni, che si stavano anche decomponendo per le discutibili condizioni di conservazione;

animali non destinabili alla macellazione, in quanto trattati con farmaci tossici per il consumatore, feriti o moribondi;

veri e propri scarti di mucche, polli, maiali, pecore o agnelli, che non contengono carne, come tessuto intestinale, splenico, mammario, polmonare, epatico, parti del capo o delle zampe, addirittura lo zoccolo e, nei casi peggiori, animali abortiti, masse tumorali asportate oppure organi chiaramente malati.

Nelle crocchette industriali, quindi, va a finire tutto ciò che non è destinato all'alimentazione umana, reso irriconoscibile dalle numerose ed elaborate lavorazioni, che riducono il tutto in una farina dal colore brunastro, il cui contenuto è un mistero.

 

Non è possibile, infatti, conoscere con esattezza la reale composizione dei croccantini e le analisi più accurate, effettuate fino ad oggi, hanno in alcuni casi fatto accapponare la pelle.

 

All'interno dei mangimi secchi analizzati, soprattutto in quelli a base di MBM, sono state trovate tracce di farmaci nocivi per l'animale, tra cui anche barbiturici; in particolar modo è allarmante il riscontro da parte della FDA (Food and drug Administration) del pentobarbital, che viene comunemente utilizzato per provocare l'eutanasia del cane o del gatto quando non c'è più nulla da fare, per alleviarne le sofferenze.

 

In alcuni casi anche l'impiego d'ingredienti di origine animale di scarto è considerato eccessivamente dispendioso, portando l'azienda produttrice di turno a sostituire la componente animale con farine proteiche di origine vegetale, a base di graminacee o cereali, come le farine di glutine di mais o di soia, con lo scopo di garantire il raggiungimento di un adeguato apporto proteico basale, richiesto dalla legislazione in materia per la messa in commercio.

 

L'addizione di farine vegetali è comunemente individuabile in moltissime crocchette estruse vendute nei supermercati e in diversi grandi negozi, che commercializzano prodotti alimentari destinati al consumo animale.

 

Quando decidiamo di nutrire il nostro cane o gatto solo ed esclusivamente con croccantini perdiamo di vista un aspetto importante inerente alla composizione delle crocchette industriali, ossia l'incidenza che il consumo di questi cibi secchi, ricchi di carboidrati, amidi e molto calorici, ha sull'aumento di peso dell'animale, sullo sviluppo di obesità e di tantissime altre patologie.

 

Le crocchette (estruse) secche aiutano a pulire i denti? Assolutamente FALSO: a causa della loro composizione fatta di amidi e zuccheri lavorati sono la principale causa di tartaro, placca e patologie parodontali.

 

Le principali patologie che si sviluppano da una cattiva alimentazione industriale a base di crocchette industriali e medicali (renal, obesity, gastrointestinal, ecc...):

 

dissenteria e feci non formate

infiammazioni intestinali (IBD)

prurito cronico

occhi arrossati e lacrimazione eccessiva

pelle squamosa e con croste

perdita o diradamento del pelo

arrossamento o infezione alle orecchie

otiti da malassezia

dermatiti e piodermiti

forfora e pelo maleodorante

allergie e malattie della pelle

diabete e malattie renali

problemi cardiaci

La dieta dei cani e dei gatti, infatti, non necessita di fonti glucidiche, ma di fonti proteiche e, in misura minore, lipidiche. Nella lista degli ingredienti dei comuni croccantini in commercio, invece, troviamo grandi quantità di carboidrati e amidi, che derivano dalle farine vegetali impiegate, nonché un mix di minerali, vitamine e acqua.

 

Se questi si alimentassero solo con croccantini, si troverebbero ad assumere una quota di zuccheri superiore alle loro necessità e l'introito di calorie sarebbe di sicuro maggiore.

 

Trattandosi di animali prevalentemente carnivori, gli zuccheri in eccesso andrebbero ad accumularsi sotto forma di lipidi nel loro tessuto adiposo, rendendoli nel corso del tempo obesi ed esponendoli a una serie di patologie, come il diabete e le malattie cardiovascolari.

 

Quando valutiamo l'acquisto di mangimi secchi per il nostro amico a quattro zampe, un aspetto che dovrebbe ulteriormente farci storcere il naso è il fatto che un prodotto più caro potenzialmente dovrebbe contenere materie prime migliori, ma così non è.

 

Il prezzo, infatti, nel caso dei croccantini non è un parametro discriminante nella scelta, in quanto non è sempre specchio della qualità di un mangime, sebbene sia intuibile che da prodotti che costano davvero poco non ci si possa aspettare una buona composizione.

 

La realizzazione di un mangime secco, infatti, comporta per il produttore delle cospicue spese da affrontare, dovute all'acquisto delle materie prime, alla retribuzione del personale impiegato a vario titolo nella filiera produttiva, ai costi di produzione legati alle numerose lavorazioni industriali necessarie, ai costi di confezionamento, spedizione, distribuzione e immissione in commercio.

 

A queste si aggiunge la cifra che i vari distributori chiedono alle aziende produttrici per continuare a esporre e commercializzare i loro prodotti per un periodo di tempo sufficiente.

 

Di conseguenza, un mangime secco che a stento arriva a costare 3 euro al chilogrammo, a fronte dei 5 euro al chilogrammo di un prodotto biologico privo di cereali, per poter garantire un guadagno a chi lo produce, non può contenere materie prime di qualità.

 

Ci sono poi i costi per la pubblicizzazione, che incidono moltissimo sul prezzo finale del prodotto. Nel corso di numerose analisi qualità/prezzo è emerso che alcuni degli alimenti secchi dal costo maggiore dovevano questo sovrapprezzo non alla composizione di miglior pregio (materie prime biologiche e naturali, assenza di cereali), ma alla maggiore pubblicizzazione che le aziende produttrici avevano messo in atto, investendo molti soldi.

 

In moltissime circostanze, inoltre, era stata realizzata una pubblicità ingannevole, dato che i mangimi sponsorizzati risultavano in fin dei conti di qualità scadente.

 

Questi si presentavano poveri di carni e ricchi di amidi o scarti e non adatti allo scopo per cui erano stati ideati, facendo sì che l'acquirente si sentisse beffato, oltre che danneggiato dal pagamento di cifre spropositate, vicine alla decina di euro al chilogrammo (questo è il costo della linea ipoallergenica della Hill's, la cui composizione è decisamente discutibile).

 

Perchè le crocchette industriali fanno male al cane

Perché le crocchette industriali fanno male al cane

 

La cottura ad alte temperature altera le materie prime

Come abbiamo visto, la produzione dei croccantini richiede un processo laborioso, che riduce le materie prima, sia animali che vegetali, in vari tipi di farine ricche di proteine.

 

Queste ultime subiscono poi un'ulteriore lavorazione, finalizzata all'ottenimento di una miscela appiccicosa ricca di amido che, mediante pressatura e in seguito al passaggio attraverso un apposito macchinario, acquisisce il caratteristico aspetto del mangime secco, variabile in base alle scelte e alle esigenze delle aziende produttrici.

 

Nel dettaglio, per ottenere un croccantino è necessario che la miscela sia fatta fuoriuscire da erogatori dall'aspetto tubulare, al cui interno la temperatura e la pressione sono davvero notevoli.

 

La parte finale degli erogatori varia in base alla grandezza e alla forma che si vuole ottenere, che sono regolate anche grazie a un dispositivo affilato; questo ruotando va a tagliare l'amalgama che esce dal macchinario in piccoli pezzi, che vanno poi a costituire il mangime finito.

 

Non è difficile immaginare come una pressione e una temperatura così elevate possano incidere negativamente sul valore nutrizionale delle materie prime. Sebbene, infatti, in alcuni casi vadano ad aumentare la digeribilità dei componenti fibrosi di origine vegetale, lo stesso non si può dire della componente proteica.

 

Questa, infatti, va incontro a un processo di denaturazione decisamente deleterio, che ne riduce del tutto la digeribilità e ne altera enormemente l'aspetto molecolare. Tale mutamento non è innocuo, in quanto incide notevolmente sull'aumento che si verifica al giorno d'oggi dell'incidenza di allergie alimentari nei cani e nei gatti.

 

Il loro organismo, infatti, non riconosce queste strutture proteiche alterate e monta contro di esse una risposta immunitaria esagerata rispetto alla loro nocività.

 

Il raggiungimento di una temperatura fin troppo elevata, infine, danneggia anche la funzionalità pancreatica dei nostri amici a quattro zampe, poiché durante la lavorazione causa la distruzione della componente proteica enzimatica, deputata allo svolgimento d'importantissime funzioni, come quella digestiva.

 

In seguito a ciò, il tessuto pancreatico dei nostri animali può seriamente essere messo a dura prova, nel tentativo di mettere in atto un meccanismo compensatorio per far fronte alla distruzione enzimatica.

 

Ciò stressa non poco questo delicato organo, che può aumentare notevolmente le sue dimensioni ed essere interessato, nel peggiore dei casi, da processi a carattere infiammatorio, come pancreatite acute o croniche, che possono minare la sopravvivenza del cane o del gatto.

 

Un eccesso di cereali porta allergie

Nel cibo industriale secco (crocchette estruse) il livello di amidi e carboidrati arriva anche al 70% sotto diverse forme: alla fine state comprando mangime per galline e lo pagate pure tanto!

 

I glucidi, anche noti come idrati del carbonio o carboidrati, sono un comune ingrediente delle crocchette di qualsiasi marca, ma sono tutt'altro che vantaggiosi per il nostro piccolo amico. Tra i glucidi sono annoverati diversi tipi di composti, che variano dagli zuccheri semplici a quelli aventi delle strutture molecolari dalla complessità maggiore.

 

Fa parte di questa categoria anche la fibra, che viene sintetizzata dalla cellula vegetale con lo scopo di rafforzare e aumentare la rigidità della componente parietale esterna alla membrana cellulare, favorendone in questo modo l'accrescimento in senso verticale.

 

I nostri animali domestici, purtroppo, non dispongono della tipologia di enzima indispensabile per l'assimilazione della componente fibrosa, ossia la cellulasi, che va a scomporre e rendere digeribile la cellulosa.

 

Il cane e il gatto, infatti, devono seguire un regime alimentare carnivoro, in cui la quota proteica deve essere ben rappresentata, scegliendo principalmente una tipologia di alimento umida.

 

Basti pensare che questi animali, quando non sono addomesticati, riescono a sopravvivere nutrendosi di selvaggina o di topi, che contengono moltissime proteine e pochi glucidi.

 

Tra questi ultimi c'è il glicogeno, che è il tipo di struttura molecolare attraverso la quale gli zuccheri sono stipati nel fegato principalmente e nei muscoli, a mo' di riserva da utilizzare all'occorrenza.

 

Poi ci sarebbero i glucidi che si trovano a livello intestinale dell'animale predato, derivanti dai residui non ancora assimilati del suo pasto, che rappresentano una quota decisamente trascurabile. Sulla base di ciò, uno dei regimi alimentari maggiormente supportati dagli esperti del settore veterinario è la dieta Atkins, basata principalmente sull'assunzione di protidi e lipidi, mentre l'esigua quota glucidica è costituita esclusivamente da zuccheri dalla struttura complessa, contenuti nella verdura addizionata al pasto.

 

I cibi secchi, al contrario, sono ricchissimi di glucidi, che ammontano a circa un terzo del totale del prodotto finito, sebbene in alcuni casi ci possano essere dei valori più bassi.

 

Questa scelta deriva da ragioni di ordine pratico, dato che gli amidi conferiscono al prodotto finale la caratteristica consistenza compatta, ma soprattutto da motivazioni di natura economica.

 

Le proteine, infatti, hanno un costo superiore, mentre i carboidrati sono indubbiamente meno cari. Da ciò si può presumere che in un pacco di croccantini che viene venduto a pochi euro ci siano tanti glucidi, ma come visto prima anche i mangimi più costosi riservano delle brutte sorprese.

 

Ci si chiede spesso se il cane sia un animale carnivoro e la stessa domanda vale anche per il gatto.

 

Per quanto riguarda il cane, si tratta di un carnivoro opportunista, cioè in grado di nutrirsi sia di fonti animali che vegetali.

 

L'assunzione di fondi glucidiche, però, richiede la loro trasformazione in forma semplice e non deve essere in quantità eccessiva; se tali carboidrati, infatti, non sono necessari nell'immediato al fabbisogno energetico o se i depositi di glicogeno nel fegato e nei muscoli sono già saturi, inevitabilmente verranno convertiti in adipe, ma se così non fosse avranno senza dubbio la loro utilità.

 

Diverso è il discorso per il gatto, che è un carnivoro stretto a tutti gli effetti, in quanto non dispone della componente enzimatica necessaria per mettere in atto la trasformazione dei carboidrati ingeriti in glicogeno.

 

È fondamentale, dunque, che il nostro gatto si nutra principalmente di protidi e di lipidi, mentre la quota glucidica assunta deve essere trascurabile. Questo non significa che i gatti non possano nutrirsi di carboidrati, ma dobbiamo essere consapevoli che inevitabilmente la maggior parte di essi sarà trasformata in adipe.

 

Al giorno d'oggi, riferendosi ad alimenti ricchi di glucidi, si sente spesso parlare d'indici glicemici, a volte non comprendendone il reale significato. Tali indici ci consentono di fare una stima della velocità d'innalzamento della glicemia ematica, dopo l'assunzione di un determinato alimento.

 

I glucidi o carboidrati, rispetto ad altre macromolecole biologiche, presentano degli indici glicemici più elevati, variabili in base alla tipologia di carboidrato, e da ciò ne deriva un più rapido aumento del livello di glucosio nel sangue e un conseguente picco insulinico, dovuto alla secrezione di questo ormone endocrino da parte della ghiandola pancreatica.

 

Questo picco d'insulina è indispensabile per far sì che la quota glucidica assunta possa a tutti gli effetti essere utilizzata a livello cellulare, in quanto, in caso contrario, anche se il glucosio fosse presente nel sangue in grandi quantità, non sarebbe in grado di entrare nella cellula e fungere da approvvigionamento energetico.

 

L'altissima temperatura raggiunta nei processi produttivi descritti si rivela anche in questo caso deleteria, in quanto in grado di innalzare di parecchio gli indici glicemici delle fonti glucidiche impiegate, facendo sì che alcuni dei cereali che maggiormente rinveniamo nelle crocchette, come il mais, abbiano indici glicemici paragonabili a quelli di temibilissimi alimenti spazzatura, come la cioccolata.

 

Ciò dovrebbe preoccupare non poco i proprietari di animali che mangiano croccantini, soprattutto se si pensa che alcuni hanno

la malsana abitudine di nutrirli più volte al giorno oppure di lasciare il cibo sempre alla loro portata, in modo che possano alimentarsi ogni qualvolta lo desiderino.