Ultimo cucciolo disponibile
I principali periodi sensibili dello sviluppo comportamentale del cane sono i seguenti:
– periodo prenatale (in utero)
– periodo neonatale (prime due settimane di vita)
– periodo di transizione (terza settimana di vita)
– periodo di socializzazione (dalla quarta alla sedicesima settimana di vita)
– periodo pre-adolescenziale (dal quarto-quinto mese alla maturità sessuale)
– periodo post-adolescenziale (dalla maturità sessuale alla maturità sociale)
Il periodo di socializzazione
Durante la vita intra-uterina il cucciolo si trova a vivere in un ambiente protetto, ma altrettanto ricco di stimoli. Tali stimoli possono passare direttamente attraverso il corpo della madre, grazie al liquido amniotico, che amplifica le informazioni provenienti dall‘esterno, e possono derivare anche dai fratelli (condivisione ormonale, primi comportamenti interattivi di competizione) (Marchesini,2012).
Il battito cardiaco della madre e le caratteristiche chimiche di alcuni metaboliti vanno a costituire una sorta di rumore di fondo e il cucciolo risente notevolmente anche di stimoli trasmessi attraverso il comportamento elettivo della madre. Ne è un esempio il gusto di alcuni alimenti assunti dalla stessa: Pageat (2000) ha descritto il caratteristico orientamento gustativo dei cuccioli attraverso l‘aggiunta di un essenza di timo all‘alimento della madre. Tale essenza, apposta dopo la nascita dei cuccioli nei capezzoli della cagna, era in grado di direzionare la preferenza alimentare dei neonati. Attraverso la madre, il cucciolo riceve anche informazioni di tipo interpretativo: il cucciolo reagirà in maniera diversa alla manipolazione a seconda che la madre sia stata poco socializzata con l‘uomo e venga manipolata (contrazione uterina) o al contrario, risulti ben socializzata (rilassamento al contatto). Come dimostrato da Pageat (2000), la sensibilità tattile è presente già nel feto, come anche la possibilità di assuefazione ad una stimolazione in tal senso: palpazioni intense e ripetute in zona addominale, in corrispondenza delle corna uterine in cagne al 35° giorno
di gestazione, determinavano un‘agitazione dei feti di almeno 30 secondi; con il ripetersi della prova e il perpetuarsi della stimolazione, l‘agitazione dei feti diminuiva considerevolmente. Il cucciolo è in grado di risentire dell‘influenza materna anche in termini di risposta emozionale allo stress. Infatti, uno stress elevato nella fattrice può rendere i cuccioli più emotivi alla nascita, in diverse situazioni (Nott, 1996; Serpell e Jagoe, 1995). Tale influenza è quindi in grado di esercitare effetti a lungo termine sul comportamento del cucciolo e sul futuro carattere dei neonati (Gallicchio, 2001). In questa fase dello sviluppo, è consigliabile istruire proprietari ed allevatori per la messa in atto di una manipolazione corretta dell‘addome della cagna, al fine di favorire la tolleranza dei cuccioli al contatto. La cagna gravida deve essere attentamente tutelata, in quanto necessita di un luogo tranquillo, privo di stimolazioni eccessive e destabilizzanti (Colangeli e Giussani, 2008).
Il periodo neonatale
Nelle prime due settimane di vita il neonato vive un rapporto strettissimo con la madre, quasi si trovasse ancora nel suo ventre; tale legame viene influenzato da una serie di molecole, quali gli ormoni e i feromoni prodotti dalla madre e i feromoni emessi dal cucciolo (Marchesini, 2012). Il neonato viene definito, in questa fase, ―inetto‖ e interamente dipendente dalla madre (è infatti, cieco e sordo). Ciononostante, è in grado di adattarsi alla sua nicchia ambientale e attraverso
specifici meccanismi fisiologici, di nutrirsi e ricevere le cure materne necessarie (Gallicchio, 2001). Il cucciolo necessita della madre non solo come ―base sicura‖, ma per le funzioni organiche principali, quali il mantenimento della temperatura corporea, l‘urinazione e la defecazione; il cucciolo è molto sensibile poiché va incontro a un intenso sviluppo neurobiologico; nell‘interagire con il mondo il cucciolo utilizza principalmente la sensorialità orale e termo tattile e occupa la maggior parte del tempo alimentandosi, dormendo e sognando (Marchesini, 2012). I cuccioli restano sempre in vicinanza del corpo materno o dei fratelli per mantenere la temperatura corporea e per una reciproca stimolazione tattile (Colangeli e Giussani, 2008). Attraverso il tatto e l‘olfatto i cuccioli si orientano alla ricerca del corpo della madre e dei fratelli
(Nott, 1996; Houpt, 2009), realizzando movimenti striscianti in circolo insieme con oscillazioni pendolari orizzontali del capo (Gallicchio, 2001); raggiungono e hanno accesso al capezzolo materno grazie al ―riflesso di intrusione‖ e al ―termotattismo positivo‖ (attrazione verso sorgenti di calore) (Colangeli e Giussani, 2008).
Tra i cuccioli si realizza anche una certa competizione per aggiudicarsi le mammelle migliori, quelle inguinali, poiché più ricche di latte. Grazie al cosiddetto ―lost call‖, il richiamo inconfondibile e specifico del cucciolo, la madre risponde e si orienta verso di esso (Gallicchio, 2001). Attraverso il leccamento del corpo del cucciolo, la madre stimola gli apparati cardiocircolatorio, linfatico e muscolare del neonato e questo comportamento, tramite la sollecitazione delle fibre nervose centripete (che dal corpo si dirigono al cervello), determina anche lo sviluppo dell‘area cerebrale deputata a presiedere alle varie parti del corpo. Si evolve così la somestesi (percezione nel
cucciolo del proprio corpo nello spazio) e lo schema corporeo (Marchesini, 2012). Il leccamento della zona perineale dei piccoli da parte della madre, inizialmente deputato alla stimolazione della minzione e della defecazione, subisce una trasformazione funzionale dopo la terza-quarta settimana di vita poiché diventa un segnale chiave nella comunicazione intraspecifica:
l‘assunzione e il riconoscimento della postura di sottomissione (assunta dal cucciolo mentre la madre esegue il leccamento del perineo) sarà, infatti, di vitale importanza nella successiva socializzazione degli individui (Colangeli e Giussani, 2008). In questa fase dello sviluppo i cuccioli sono solo apparentemente isolati dalle condizioni
ambientali: Fox e Stelzner (1966) sostengono, infatti, che fattori esterni possono influenzare anche nel lungo periodo le abilità del cucciolo di apprendere e di risolvere i problemi. Nonostante l‘immaturità del sistema nervoso, Serpell e Jagoe (1995) sostengono che brevi periodi di contatto e altri stimoli fisici possono determinare effetti a lungo termine nello sviluppo comportamentale. Manipolazioni quotidiane e corrette stimolazioni possono avere effetti sul comportamento futuro dei cuccioli che si presenteranno più fiduciosi, esplorativi e socialmente sicuri nei confronti di situazioni nuove; si assisterà contemporaneamente, a un miglioramento della resistenza allo stress, nella stabilità emotiva e nella capacità di apprendimento (Gallicchio, 2001). Fondamentale per proprietari e allevatori sarà quindi, il rafforzamento della tolleranza al contatto con manipolazioni svolte delicatamente nei periodi di veglia, per non inficiare gli importanti processi in atto durante il sonno, come la produzione dell‘ormone dell‘accrescimento (Colangeli e Giussani, 2008). Anche Marchesini (2012) sostiene come sia di fondamentale importanza il rispetto della privacy e la tutela della tranquillità del cucciolo, soprattutto durante il sonno, pena la compromissione dello sviluppo neurobiologico e delle potenzialità cognitive del soggetto.
I cuccioli dovranno dormire insieme e vicino alla madre, in modo da mantenere una temperaturacostante e ottimale. Per i cuccioli orfani saranno indispensabili, da parte del proprietario, le manovre di stimolazione perineale con ribaltamento del cucciolo sul dorso, elemento che costituirà, come detto in precedenza, un ausilio nella prevenzione di alterazioni nella comunicazione con i conspecifici e di conseguenti stati ansiosi (Colangeli e Giussani, 2008).
Il periodo di transizione
Durante il periodo di transizione, che coincide con la terza settimana di vita del cucciolo, inizia per l‘animale la vita di relazione e la percezione del mondo esterno: la specializzazione dell‘attività sensoriale va a rimpiazzare progressivamente i riflessi primari e lo sviluppo della corteccia cerebrale determina i primi processi di apprendimento (Marchesini, 2012; Colangeli e Giussani, 2008). In questo periodo, si assiste all‘evoluzione di alcuni importantissimi tratti fisiologici e comportamentali: si parla di una metamorfosi comportamentale equiparabile a quella fisica (Scott e Fuller, 1965; Serpell e Jagoe, 1995; Houpt, 2009). Il sistema locomotorio si perfeziona attraverso lo sviluppo neurobiologico che coordina i segnali di accesso e di movimento, con conseguente organizzazione motoria. I cuccioli sono in grado di reggersi in piedi, anche se con una certa instabilità, e vanno alla ricerca di diversi stimoli, primo fra tutti la madre che non rappresenta più unicamente una fonte di cibo e di calore, ma si arricchisce di una valenza sociale (Marchesini, 2012; Colangeli e Giussani, 2008). Si assiste inoltre alla prima definizione delle soglie sensoriali (sensibilità agli stimoli e strutturazione del rumore di fondo), grazie all‘apertura del canale uditivo (al termine di tale periodo) e degli occhi. Con il caratteristico riflesso del sobbalzo, il cucciolo effettuerà scatti ben evidenti in seguito alla presenza di rumori forti e improvvisi (Marchesini, 2012; Antoni e Tarricone, 2002; Houpt, 2009). Nel periodo di transizione ha anche inizio il processo di attaccamento, che prevede l‘assunzione della madre come centro referenziale: essa rappresenta il riferimento per il cucciolo nei primi comportamenti di esplorazione e di ingresso nel mondo (Marchesini, 2012). L‘attaccamento può definirsi un fenomeno bidirezionale poiché si crea anche nella madre nei confronti della propria cucciolata (Bowlby, 1972) e viene coadiuvato dalla produzione dei feromoni materni. Tra i principali scopi dell‘attaccamento descritti da Colangeli e Giussani (2008) riconosciamo la sopravvivenza e la protezione, l‘impregnazione, l‘esplorazione e l‘acquisizione dei rituali sociali. L‘orientamento del cucciolo è in questa fase, ancora prevalentemente di tipo centripetativo, a differenza della fase successiva di socializzazione (Gallicchio, 2001). Si manifestano inoltre, i primi atteggiamenti di gioco, lo scodinzolio e qualche forma di vocalizzazione ―sociale‖, come il ringhio e le prime interazioni agonistiche tra cuccioli, facilitate anche dall‘iniziale interesse per il cibo solido (Gallicchio, 2001; Serpell e Jagoe, 1995). Come già accennato per il periodo neonatale, anche in quello di transizione le principali accortezze da rispettare riguardano i parametri di comfort per la madre, che deve trovarsi nelle migliori condizioni per esercitare le cure parentali e sostenere la centrifugazione esperienziale, infondendo sicurezza al cucciolo: esso sarà facilitato o ostacolato nell‘attività esperienziale di esplorazione e centrifugazione, a seconda che l‘ambiente sia più o meno accogliente. Poiché in questo periodo si vanno a gettare anche le basi del catalogo di conoscenze del cucciolo, risulta basilare evitare gli
stimoli avversivi e incentivare nel cucciolo un interesse appetitivo per il mondo, la promozione esperienziale e la familiarizzazione con l‘ambiente (esplorazione, gioco, movimento, prattognosi, interazione). Fondamentale per il cucciolo sarà la gradualità esperienziale, ai fini di scongiurare la sensibilizzazione o l‘ipersensibilizzazione. Poiché in questo periodo si vanno a stabilire le soglie di reazione, se ciò che circonda il cucciolo è rappresentato da un ambiente povero di stimoli si potrà in seguito assistere alla formazione di un cucciolo caratterizzato da un profilo disadattativo: estrema sensibilità, accentuata vigilanza, eccesso di reattività, risposte di evitamento, tendenza all‘allerta e alla paura. Si parla in questo caso di una vera e propria ―Sindrome da privazione sensoriale‖ (Marchesini, 2012; Colangeli e Giussani, 2008).
Il periodo di socializzazione
Il periodo di socializzazione (dalla 4° settimana di vita al 4° mese di vita) rappresenta una fase di vita fondamentale nello sviluppo comportamentale del cucciolo. A partire dalla 4° settimana di età, il cucciolo vive una sorta di ―seconda nascita‖ poiché ha inizio l‘esplorazione attiva del mondo tramite il monitoraggio percettivo, l‘interazione orale con l‘ambiente, le interazioni di gioco con i fratelli e le prime proposte espressive delle motivazioni (Marchesini, 2012). In questo periodo, si riconosce un‘ulteriore suddivisione: una prima fase (dalla 4° settimana alla fine dell‘8°), nella quale il cucciolo si trova ancora con la madre e struttura l‘attaccamento primario
e le prime esperienze di socializzazione primaria e secondaria; una seconda fase (dall‘inizio del 3° mese al 5° mese), in cui il cane è solitamente già adottato dal proprietario e va a costituire l‘attaccamento secondario con lo stesso, elabora e completa le esperienze di socializzazione primaria e secondaria e si avvicina alla pubertà (Marchesini, 2012). Si tratta di una fase di vita piuttosto delicata e complessa nella quale si andranno a costruire le fondamenta dell‘identità del soggetto e a sviluppare processi che avranno un‘influenza permanente sul comportamento del cane, quali la comunicazione intra-interspecifica, l‘esplorazione ambientale, l‘acquisizione degli autocontrolli, il distacco e la gerarchizzazione (Colangeli e Giussani, 2008). Diversi autori (Case, 2005; Houpt, 2009) considerano tale periodo come il più importante per lo sviluppo comportamentale del soggetto poiché se la socializzazione del cane si realizza in maniera corretta, il cane sarà in grado di relazionarsi adeguatamente con i conspecifici e con gli eterospecifici, potrà più facilmente adattarsi alle situazioni sconosciute, con minore tendenza a manifestare paura di nuovi stimoli, e sarà maggiormente propenso ad apprendere. Il processo di socializzazione viene coadiuvato dalla maturazione e mielinizzazione del midollo spinale che avviene nelle prime settimane di tale periodo, in modo tale da consentire lo sviluppo delle capacità motorie e sensitive utili all‘interazione con gli stimoli. Da ricordare inoltre che in questa fase, si assiste alla presenza del numero massimo di sinapsi: alcune di esse andranno incontro a involuzione, mentre quelle opportunamente stimolate resteranno attive (Nott, 1996; Antoni e Tarricone, 2002). Marchesini (2012) riconosce alcuni eventi principali che si verificano nel periodo di socializzazione, primo fra tutti lo sviluppo della socializzazione primaria, vale a dire la costruzione dell‘identità di specie, comprendente tre accezioni: riconoscibilità, stile e comunicazione. Anche Hart (1995) ha
dimostrato come in questa fase, si vada a definire la specie definitiva di appartenenza, come anche i partner sociali futuri del soggetto. Il cucciolo, attraverso l‘utilizzo dei canali tattile, olfattivo, visivo e uditivo, apprende i sistemi di comunicazione e ad inviare segnali diretti alla stimolazione dei sistemi sensoriali di altri individui
(Pageat, 2000). Altro punto fondamentale in questa fase, riguarda l‘educazione materna, ovvero il ruolo di mediatore assunto dalla madre e i processi apprendimento connessi a tale figura. I contatti madrecucciolo, già iniziate nella fase di sviluppo precedente, si fanno sempre più intense e sono rappresentate principalmente da interazioni di tipo ludico-performativo: giochi corporei orali, prattognosici e cinestesici. Tali attività si svolgono anche con i fratelli e la madre fungerà da mediatore nell‘incentivare o nell‘inibire le interazioni, a seconda che si realizzino o meno in maniera corretta. All‘interno del gioco sociale con i fratelli si va a definire il livello di forza impresso al morso tollerata nelle relazioni sociali o strutturazione del caratteristico ―morso inibito‖ (Marchesini, 2012). Le interazioni di gioco si rendono sempre più frequenti ed elaborate, i cuccioli apprendono a distinguere i comportamenti sociali accettabili da quelli che non lo sono e si creano le prime gerarchie di dominanza (Nott, 1996; Houpt, 2009). Secondo Dehasse (2001) i comportamenti di gioco sotto forma di lotta si vanno ad attenuare tra le 11 e le 15 settimane con trasformazione dei combattimenti in veri e propri rituali. Questa caratteristica è indicativa del fatto che le relazioni gerarchiche iniziano a stabilizzarsi. La madre lavora inoltre, andando a limitare l‘egocentrismo tipico del cucciolo che per natura tenderebbe a pensare che tutto sia concesso: importantissimi in tal senso sono gli insegnamenti forniti dalla madre in termini di gestione della frustrazione-conazione, di capacità di rassegnazione, di empatia, di rispetto dei turni e delle regole sociali. I cuccioli acquisiscono così le basi del comportamento sociale (Marchesini, 2012). Antoni e Tarricone (2002) descrivono inoltre il fenomeno della ―facilitazione sociale‖ che dalla 7° settimana prevede che i cuccioli inizino ad imitare i comportamenti materni e dei fratelli, con velocizzazione nell‘apprendimento dei moduli comportamentali. Il processo di attaccamento con la madre subisce una progressiva maturazione, con il passaggio dall‘esplorazione a stella all‘esplorazione orbitale e una graduale dilatazione dello spazio di orbitazione (Marchesini, 2012). La madre lascia i cuccioli da soli per tempi progressivamente più lunghi ed essi si allontanano dalla cuccia in maniera indipendente, seguendosi tra loro o muovendosi in gruppo (Scott e Fuller, 1965; Nott, 1996; Case, 2005). Tipici di questa fase sono anche lo sviluppo della socializzazione secondaria nei confronti dell‘uomo e la socializzazione ambientale. Tali socializzazioni presentano numerose differenze rispetto a quella primaria (verso i conspecifici): quest‘ultima si basa più sul riconoscere la propria struttura identitaria, ovvero il cane si aspetta una precisa forma percepibile di conspecifico (correlazione
isomorfa); è traslabile su più modelli e si presta cioè a generalizzazioni; è caratterizzata da una forte stabilità, ma richiede una ricca articolazione, ovvero molte situazioni e tipologie di socializzazione; non riguarda unicamente il riconoscimento della propria identità di specie, ma si estende anche allo stile comportamentale (modo di comportarsi e accettazione delle regole sociali). Al contrario, la socializzazione secondaria si fonda su un conoscere l‘eterospecifico, si struttura in modo specifico su un unico modello ed è quindi altamente prototipica e difficilmente traslabile su modelli differenti. Non si presta infine, a generalizzazioni, ma richiede un alto numero di modelli (Marchesini, 2012). Il cucciolo in questa fase, impara quindi a riconoscere l‘uomo come un partner sociale, a distinguerlo nelle sue differenti forme (maschio, femmina, bambino, adulto, anziano, ecc.) e ad assumere con esso un idoneo stile interattivo (Marchesini, 2012). Allo stesso tempo si assiste alla familiarizzazione con l‘ambiente di vita attraverso la conoscenze e corretta interpretazione degli elementi in esso presenti. Scott e Fuller (1965) parlano anche di ―localizzazione‖ e -attaccamento‖ a luoghi e siti particolari. E‘ importante tenere in considerazione il fatto che tra la terza e la quinta settimana si registra il maggiore livello di curiosità verso stimoli nuovi, mentre a otto-dieci settimane si assiste al caratteristico ―fear imprint‖ (Case, 2005), ovvero il manifestarsi di segni di paura nei confronti di
persone, situazioni o oggetti nuovi, pur con differenze individuali e razziali. Nonostante ciò, Serpell e Jagoe (1995) identificano il periodo migliore per la socializzazione tra la sesta e l‘ottava settimana, periodo nel quale la forte motivazione del cucciolo al contatto sociale va a prevalere sul timore. Overall (2001) effettua un‘ulteriore distinzione nel processo di socializzazione e sostiene come tra le tre e le otto settimane di età si assista a un maggiore apprendimento nell‘interazione con i
conspecifici, mentre tra le cinque e le sette settimane, fino alle dodici settimane, con gli eterospecifici (l‘uomo in particolare). Come già precedentemente accennato, nel periodo di socializzazione la capacità di apprendimento del cucciolo è massima, soprattutto in termini di risultati ai quali l‘apprendimento può condurre: si fa riferimento, in particolare, ai processi di generalizzazione, inibizione, abituazione, catalogazione e sensibilizzazione. Tali esiti di apprendimento sono legati al tipo di esperienza cui l‘individuo va incontro e sono di fondamentale importanza nel suo sviluppo. La generalizzazione, intesa come l‘inclinazione ad individuare delle espressioni comportamentali utili in più situazioni, se da un lato risulta un fenomeno vantaggioso nell‘allargare l‘applicabilità delle conoscenze del soggetto, può dall‘altro evolvere in senso disadattativo, qualora si verifichi la generalizzazione di un‘espressione problematica, come ad esempio la paura nei confronti di un rumore improvviso, successivamente generalizzata a qualsiasi suono inaspettato. Anche l‘inibizione, ovvero la capacità di accettare dei registri di chiusura comportamentale, può rappresentare un elemento utile nello sviluppo degli stili comportamentali (autocontrolli e rassegnazione ad esempio), ma nel caso derivi da un‘esperienza traumatica, può divenire problematica. L‘abituazione o definizione delle variabili di sfondo, risulta un processo vantaggioso se lo sfondo in cui il cucciolo è inserito è rappresentato da un ambiente ricco e soggetto a variazioni. In caso contrario (animale che si abitua a un ambiente povero di stimoli e poco variabile), il soggetto va incontro a una forte sensibilizzazione poiché le fluttuazioni dell‘ambiente andranno ad emergere continuamente dallo sfondo. Il processo di catalogazione, ovvero l‘individuazione degli enti e degli eventi che entrano in relazione con i bisogni adattativi del soggetto, è particolarmente rilevante per la capacità di inserimento in posizione corretta degli elementi con cui il soggetto adulto va a relazionarsi. Anche in questo caso, se il catalogo è poco ricco o inadeguato, l‘individuo faticherà a catalogare le esperienze in maniera corretta. Infine, la sensibilizzazione ossia la tendenza ad aumentare la risposta appetitiva o avversativa rivolta nei confronti di uno specifico ente o evento, può rappresentare una problematica notevole, qualora l‘individuo si trovi a vivere un‘esperienza traumatica o in caso di discronia: il soggetto vive un‘esperienza per la quale non era ancora sufficientemente pronto. Anche il fenomeno della sensibilizzazione, nel conferire forza ad alcuni comportamenti che hanno particolari finalità, può
assumere un valore adattativo (Marchesini, 2012). Numerosi sono gli studi sull‘importanza delle esperienze di socializzazione vissute in questo periodo sensibile, nel consentire la formazione dei legami intraspecifici e interspecifici. Fuller (1964) definì la cosiddetta ―sindrome da isolamento‖ nel suo studio effettuato isolando
parzialmente cuccioli dalla quarta alla sedicesima settimana di vita. Tali soggetti erano caratterizzati da elevata attività, ma bassa intensità di interazioni sociali. Risultati analoghi sono stati ottenuti tramite l‘isolamento nei confronti dell‘uomo, di cani tra le quattro e le dodici settimane di età: questi cuccioli, successivamente, evitavano qualsiasi contatto con le persone e risultavano particolarmente intrattabili (Scott e Fuller, 1965; Serpell e Jagoe, 1995; Nott, 1996). Houpt (2009) riconosce inoltre la cosiddetta ―sindrome da canile‖, tipica dei soggetti nati e cresciuti in canile che non hanno effettuato una buona socializzazione con l‘essere umano e che risultano quindi maggiormente problematici nell‘adattamento ad un ambiente di vita familiare. La stessa Autrice sottolinea come, oltre all‘assenza o alla presenza del contatto umano, sia di fondamentale importanza la qualità di quest‘ultimo e ha individuato la presenza di differenze razziali nelle risposte all‘isolamento sociale: i cani di razza Beagle ad esempio, se isolati presentavano successivamente un livello di attività inferiore, al contrario dei Terrier. Conseguenza diretta di tali considerazioni sono le diverse ipotesi proposte dalla letteratura a proposito della scelta del periodo ideale in cui affidare un cucciolo a una famiglia. Per ottenere cani equilibrati e con personalità adeguatamente formate, i cuccioli devono essere adottati secondo Pfaffenberger e altri autori (1976) fra le sei e le otto settimane di vita. Slabbert e Rasa (1993) sconsigliano di allontanare i cuccioli dalla madre e dai fratelli prima dell‘ottava settimana di età e Overall (1997) ribadisce come il periodo più idoneo si identifichi dopo i sessanta giorni di vita. L‘Ordinanza del Ministero della Salute Italiano del 6 agosto 2008 (G.U. 20 agosto 2008, n.194) delimita a sessanta giorni di vita il periodo minimo consentito per la vendita di un cucciolo. Marchesini (2012) sottolinea come sia di vitale importanza che, in seguito all‘adozione, il proprietario prosegua nella tutela del percorso di socializzazione del cucciolo e nel soddisfarne i suoi bisogni evolutivi. Il cucciolo ha infatti, necessità di ultimare il suo apprendistato in termini
conoscenza di sé, di approccio al mondo, di competenze e di conoscenze sulle relazioni sociali e per fare ciò utilizza inizialmente le attività di gioco, tipiche di questo periodo evolutivo. In assenza della figura educativa della madre, spesso il proprietario, sottovalutando l‘importanza del suo ruolo, determina una sorta di regressione di quanto strutturato prima dell‘adozione e solo quando compaiono i primi comportamenti critici legati alla pubertà, si preoccupa di intervenire in senso emendativo. Nei primi quindici giorni successivi all‘adozione, il proprietario deve continuare a incoraggiare l‘esplorazione del cucciolo tramite l‘arricchimento dell‘ambiente di vita che dovrà essere ricco, in particolare, di target in linea con le motivazioni del cane, accogliente in termini di omeostasi fisiologica, in modo da incentivare la centrifugazione, e sicuro, ovvero il più possibile scevro di elementi che possano sensibilizzare o traumatizzare il soggetto. Una scarsa presentazione di modelli nella socializzazione ambientale può determinare la creazione di profili caratteriali diffidenti nel relazionarsi con l‘esterno, l‘emergenza di neofobie (timore per l‘incognito), la riduzione delle attività di perlustrazione con possibile evoluzioni ansiosa, fobica o depressiva. Al cucciolo dovrà inoltre essere garantita la sicurezza affettiva: si dovrà creare l‘attaccamento con il proprietario e successivamente si dovrà preparare l‘individuo al distacco; si renderà necessario il coinvolgimento del cucciolo in più attività e situazioni possibili, alle quali associare una marcatura emozionale positiva. Il periodo di socializzazione deve infine preparare il cucciolo, attraverso diverse tappe di sviluppo, a raggiungere autonomia e piena capacità di vivere in equilibrio e stabilità con il mondo. Fondamentale risulta quindi, il lavoro sul distacco dal proprietario
(Marchesini, 2012).
La pubertà: i periodi pre e post-adolescenziale
Gli ultimi due periodi sensibili comprendono il raggiungimento della maturità sessuale, il momento sicuramente più problematico e critico di tutta l‘età evolutiva. In seguito al distacco e con la pubertà, il soggetto inizia le prime vere e proprie esperienze di confronto sociale (Marchesini, 2012). Coppinger (1998) definisce l‘adolescenza come il periodo più complesso da descrivere e lo identifica con lo stadio nel quale la specie cane è intrappolata. L‘autore sostiene come i cani, se
confrontati con i propri antenati, si possano considerare come degli adolescenti perenni, arrestati nello sviluppo e diventati riproduttivi come adolescenti. Le prime manifestazioni di comportamento sessuale compaiono, sia nei maschi sia nelle femmine, durante il gioco, come anche i moduli comportamentali di uccisione della preda (ad esempio il balzo a parabola e lo scuotimento) (Nott, 1996). I maschi iniziano a presentare un maggiore interesse verso le femmine in estro già a 4-6 mesi, ma la monta fertile potrà realizzarsi non prima dei 7-8 mesi di età. Se nei maschi il sopraggiungere della maturità sessuale risulta un fenomeno graduale, nelle femmine si riconosce facilmente con il primo calore. Esse iniziano in proestro ad interessarsi all‘altro sesso e divengono recettive all‘accoppiamento nella fase di estro (Nott, 1996;
Houpt, 2009). Altro comportamento caratteristico di questa fase, è il comportamento di minzione tipico del maschio adulto: i cani iniziano a urinare sollevando la zampa e raspando successivamente il terreno. Pare che tale atteggiamento compaia più tardivamente nei soggetti di basso rango sociale ed è inoltre presente una vasta variabilità individuale nei tempi di comparsa dello stesso (Nott, 1996). Come precedentemente illustrato, Marchesini (2012) prevede una suddivisione della pubertà in
due fasi: il periodo preadolescenziale (dal distacco alla maturazione sessuale) e quello postadolescenziale (corrispondente al secondo anno di vita). Caratteristiche tipiche della fase preadolescenziale e spesso problematiche per il proprietario, sono la forte inquietudine relazionale del soggetto che ricerca un ruolo nel proprio gruppo, il manifestarsi più evidente delle caratteristiche legate alla razza di appartenenza e l‘emergere di atteggiamenti agonistici e antagonistici. Le tendenze ad antropomorfizzare il cane fanno sì che i proprietari trovino difficoltà a rendersi conto che al quinto mese di vita, il cucciolo entra in fase preadolescenziale e tendono a rapportarsi con esso in modo eccessivamente accondiscendente, senza pensare che gli stessi atteggiamenti, manifestati da un adulto, non avrebbero gli stessi effetti.
Un passaggio tipico di questa fase è rappresentato dalla modifica nel sistema relazionale del cane che da parentale diviene prettamente sociale. Il cane cerca all‘interno delle relazioni sociali di assumere un ruolo preciso nel gruppo, si domanda quali saranno le mansioni a lui affidate e soprattutto chi è delegato alla coordinazione del gruppo stesso. Tali tendenze si manifesteranno inizialmente (6-7 mesi) in maniera accennata, attraverso un maggiore egocentrismo nel cane, che sembra voler raggiungere sempre i suoi obiettivi, si impone con spavalderia e si interpone nelle interazioni. Successivamente, si possono presentare vere e proprie forme di competizione, conflitto e intimidazione (Marchesini, 2012). E‘ necessario inoltre, non ritenere tali comportamenti conseguenti unicamente a un problema di leadership poiché il cane, che fisiologicamente è invaso da una vera e propria tempesta ormonale, risulta inquieto e spinto ad allargare il proprio raggio d‘azione allontanandosi dal proprietario. Quest‘ultimo percepirà tale atteggiamento come una minore ubbidienza. La sessualità comporta nel soggetto la necessità di emergere ed essere notato nel gruppo, come anche all‘esterno (maggiore asserzione, marcature, tentativi di imposizione) e vivendo in uno stato di incertezza e di ricerca di una posizione sociale, può assumere comportamenti contradditori e impulsivi (Marchesini, 2012). Durante la pubertà inoltre, vengono meno i comportamenti pedomorfici ed emergono le
caratteristiche legate alla razza del cane quali attitudini, vocazioni e il carattere dell‘individuo. Nei primi mesi di vita, questi elementi si manifestano nel gioco e sono quindi spesso meno visibili e difficilmente danno origine a problematiche (Marchesini, 2012). Da queste considerazioni risulta importante un intervento educativo da parte del proprietario antecedente la pubertà, soprattutto nel disciplinare le tendenze di razza del cane ovvero attribuendo, ad esempio, alla motivazione predatoria un target specifico (una pallina), un contesto di espressione (il giardino o il campo) e un modo espressivo (apertura, svolgimento e chiusura), in modo da scongiurare l‘insorgere di fenomeni di maniacalità e di generalizzazione. Quasi sempre il proprietario si trova per la prima volta faccia a faccia con comportamenti problematici del cane proprio durante la pubertà, quando cioè un intervento educativo si rende ormai indispensabile. Il proprietario risulta spesso spiazzato e soprattutto se è alle prime esperienze, non sufficientemente informato circa le caratteristiche vocazionali e attitudinali di razza, a maggior ragione se queste sono state enfatizzate; non è in grado di controllare il cane nei suoi tentativi di affermazione sociale all‘interno e all‘esterno del gruppo familiare e percepisce una improvvisa perdita dell‘interesse del cane nei suoi confronti, a causa della sua tendenza centrifugativa. Di conseguenza, cadrà frequentemente in atteggiamenti vessatori verso il cane che non faranno che accentuare i conflitti all‘interno della relazione. Gli errori principali, derivanti da un carente intervento educativo precedente la pubertà, possono essere rappresentati da: uno scorretto posizionamento sociale assunto dal cane nel gruppo (il soggetto vuole esercitare un ruolo di coordinazione o di controllo), il mancato rispetto da parte del
cane delle regole sociali, un‘enfatizzazione delle fluttuazioni di arousal e riduzione degli autocontrolli acquisiti o un‘evoluzione ansiosa, legata a mancato distacco, fobie semplici o generalizzate (Marchesini, 2012). Già in fase prepuberale, sarà necessario quindi che il proprietario: coinvolga il cane in attività di collaborazione (percorsi di ricerca, il riporto sul campo, le attività cinosportive come la mobility), attribuendogli un ruolo, consolidando la relazione e incentivando da una parte il proprio
accreditamento nei confronti del cane e dall‘altra, l‘autoefficacia del cane stesso; prosegua l‘importante educazione impartita dalla madre nella gestione della frustrazione, nell‘accettazione di tempi e regole e nella costruzione della rassegnazione, attraverso attività di richiesta (ad esempio, il ―seduto‖, prima di ottenere qualcosa) ed esercizi di autocontrollo; gestisca correttamente le iniziative e renda chiaro al cane il suo ruolo di coordinatore, senza caldeggiare gli atteggiamenti di
imposizione del cane; presieda alle attività di socializzazione guidata con i conspecifici, sia in passeggiata nell‘incontro con altri cani, sia attraverso la partecipazione a vere e proprie classi di socializzazione (Marchesini (2012). Nella fase postadolescenziale infine si assiste al perfezionamento dello sviluppo del cane, alla sedimentazione del carattere, al raggiungimento della maturazione sociale e al passaggio nell‘età adulta (Marchesini, 2012). La maturità sociale viene generalmente raggiunta intorno ai 18 mesi, ma anche più tardivamente (Nott, 1996; Houpt, 2009). In questo periodo, prosegue comunque anche l‘arricchimento del repertorio comportamentale
esistente, grazie all‘evoluzione ancora presente delle attività di apprendimento di conoscenze e allo sviluppo di moduli comportamentali aggiuntivi (Nott, 1996).
CUCCIOLO IN STANDARD SIA FEMMINA CHE MASCHIO COSTO 1.800 EURO.
CUCCIOLO FUORI STANDARD ( macchia di pelo) COSTO 1.500 EURO.
Ogni nostra vendita è corredata da regolare fattura fiscale. Anche i cuccioli che vengono ceduti a titolo gratuito sono accompagnati da una fattura fiscale a costo zero.
Ognuno dei nostri cuccioli, anche quelli " non in standard " è sottoposto ad una attenta valutazione sanitaria. I test e gli accertamenti diagnostici sono effettuati su ogni nostro cucciolo.
Dopo precisi accordi telefonici, la prenotazione di un cucciolo può essere effettuata con un versamento di Euro 300.
Un grazie di cuore a tutti per la fiducia che ci state accordando, resta un nostro preciso dovere selezionare cuccioli che, indipendentemente dalla bellezza, siano privi di quelle patologie che sono insite nella razza.
Alcune precisazioni:
TRATTO DA "TI PRESENTO IL CANE" di Valeria Rossi
"Non sto dicendo che non dobbiate parlarne: è un acquisto piuttosto impegnativo anche dal punto di vista economico, quindi è del tutto normale che si voglia conoscere il prezzo.
Ma almeno non fate pensare all'allevatore che sia quella l'unica cosa che vi interessa!
L'Allevatore (quello con la A maiuscola) non è un commerciante: se lo trattate come tale, ci resta malissimo.
Quello che lui si sforza di fare è creare opere d'arte viventi: ci mette amore, sensibilità, competenza e tanto, ma tanto impegno (anche economico).
Ridurre tutto questo a un "quanto costa un cucciolo?", senza neppure informarsi su tutto il lavoro che è stato fatto per farlo venire al mondo, è semplicemente offensivo.
Non si può pretendere il cucciolo "pronta consegna, chiavi in mano"...
Chi ve lo garantisce può essere solo un cagnaro, o peggio ancora un importatore di cuccioli dell'Est.
L'Allevatore serio fa poche e selezionatissime cucciolate, non lavora in catena di montaggio.
Se vuoi un cucciolo di qualità, nove volte su dieci, dovrai aspettare un po'.
L'allevamento non è uno zoo... Non si piomba in casa d'altri senza preavviso: non si portano i bambini "a vedere i cani" come se l'allevatore fosse sempre disponibile a perder tempo con chicchessia.
E' maleducato e offensivo.
Cosa pensereste se qualcuno suonasse alla vostra porta e pretendesse di entrare "a vedere" i vostri figli?
Se si è interessati a un cucciolo, si prende un sacrosanto appuntamento.
Se NON si è interessati a un cucciolo, ma si vogliono "vedere dei cani" o farli vedere a qualcun altro, si va a un'esposizione canina e se ne vedono finché se ne vuole.
I futuri campioni non si vedono a un mese di vita..
Un buon allevatore, serio e competente, può garantirvi un cucciolo tipico, sano e di buon carattere: non il sicuro campione di bellezza o di lavoro.
Quindi evitate di chiederlo, se non volete risposte ingannevoli.
Soprattutto, non fate domande cretine tipo: "Così tanto? Ma a questo prezzo voglio un campione! Altrimenti lo compro al negozio qui sotto, che li vende alla metà!"
Ovvia risposta: "Vada pure in negozio, se per lei conta solo il prezzo!"
"Eh no! Ho letto su "Ti presento il cane" che in negozio hanno i cuccioli dell'Est, che non si comprano perché sono malati, oppure non sono originali. Io il cane lo voglio sano e bello!".
Però vuoi pagarlo come quello brutto e malato. Normalissimo, no?
Se hai preso il cane da qualcun altro, non è carino che poi tu chieda a me di risolvere i tuoi problemi... Voi non avete idea di quanta gente vada prima a comprarsi il cane "nei saldi", da qualche cagnaro/privato/negoziante o quel che è, e POI cominci a tempestare l'allevatore di telefonate, email e rotture di palle varie, perché il cucciolo non sta bene, o perché è ineducato, o per mille altri motivi.
E' vero, verissimo che l'Allevatore serio vi seguirà e vi consiglierà per tutta la vita del cucciolo: ma del cucciolo suo, non di quello che siete andati a prendere altrove, magari "per risparmiare".
Non tentate di approfittare del fatto che l'Allevatore ami davvero i cani (e il commerciante da cui l'avete comprato no, per cui non ha neppure voglia di star dietro a tutti i vostri patemi d'animo): perché la prima volta magari vi si risponde pure per pietà (verso il cucciolo: di voi non ce ne può frega' de meno, ma il cucciolo non ha colpe, poveraccio), la seconda vi si inviterà a rivolgervi alla vostra fonte di acquisto (e se quella fonte non vi si fila di pezza, dovreste capire che uno dei motivi per cui NON dovevate comprare da un cagnaro era proprio questo), la terza volta vi si manderà quasi sicuramente a spandere.
Ecchecavolo. E se non riuscite a capire perché dico "ecchecavolo"... allora provate a comprate una borsa tarocca in spiaggia, e quando vi si rompe portatela alla Louis Vuitton chiedendogli di aggiustarvela. Poi vediamo cosa vi dicono."...
A CORREDO DEI NOSTRI CUCCIOLI NOI FORNIAMO:
*Questo test consiste nell'applicare al paziente, ad ogni orecchio separatamente, uno stimolo acustico o uno stimolo osseo, e nel registrare contemporaneamente i cambiamenti nell'attività elettrica del cervello evocati da ogni stimolo (potenziali acustici). Quest'attività elettrica viene registrata utilizzando elettrodi ad ago, simili a quelli usati in EEG. Subito dopo l'applicazione di ciascuno stimolo, vengono normalmente registrati 5-7 potenziali consecutivi; queste onde vengono identificate con i numeri romani (da I a VII). Ciascuna di queste onde corrisponde ad una determinata componente della via acustica. Nel cane e nel gatto, ad esempio, l'onda I corrisponde al nervo acustico e l'onda II al nucleo cocleare. Questa relazione tra potenziale elettrico e struttura anatomica consente di localizzare le lesioni della via acustica con notevole precisione. Il BAEP test è quindi un mezzo diagnostico obiettivo e non invasivo, che permette di individuare precocemente lesioni subcliniche al sistema uditivo.
La Legge Reg. 5 del 2005 Regione EMILIA ROMAGNA in materia di benessere animale prevede l'impossibilità di consegnare un cucciolo prima dei 60 gg compiuti.
Nel caso dei Ns cuccioli, per prassi, da sempre, non consegniamo MAI i cani prima del compimento del 60esimo giorno di età.
Tutti i nostri cuccioli verranno consegnati ai futuri proprietari al termine della seconda vaccinazione. In dettaglio noi effettuamo la prima al compimento del 45° giorno di età dei cuccioli, il secondo vaccino viene inoculato dopo 15 giorni dal primo. Facciamo trascorrere 4/5 giorni per dare in modo al cucciolo di "assestare" le proprie difese immunitarie e per intervenire prontamente nel caso in cui si verificasse un caso di allergia al vaccino e finalmente sono pronti per andare verso le nuove famiglie.
Questo non è un vezzo ma una necessità della razza. Essendo il Dogo Argentino un cane particolare, è meglio, sia per la famiglia che lo accoglie che per il cane stesso, aver avuto la massima socializzazione coi fratelli e con i cani adulti dell'Allevamento, e la miglior educazione possibile da parte della madre. Si tenga conto che la nostra è una "passione", i nostri cuccioli rimangono sempre in un contesto casalingo e questo giova moltissimo allo sviluppo caratteriale equilibrato del cucciolo. Chi consegna cuccioli prima dei 60 giorni, oltre che violare la legge, mina l'equilibrio mentale del cucciolo.